lunedì 6 giugno 2016

05 Giugno 2016 - Cortina Dobbiaco Run

La Cortina Dobbiaco Run per me è iniziata già da Giovedì 02 Giugno quando, arrivato con la famiglia al seguito, a Dobbiaco, per trascorrere una mini vacanza di 4 giorni, ho iniziato ad ammirare le meraviglie naturali della zona nelle varie escursioni fatte.
Ma la vera Cortina Dobbiaco Run è scattata con la sveglia delle 5.20 di Domenica 05 Giugno 2016 dopo una notte agitata e quasi insonne. Mi succede sempre quando devo entrare in territori inesplorati. In questo caso il territorio inesplorato è la corsa in montagna, sono le pendenze che, anche se non particolarmente impegnative, sono una novità pressochè assoluta per me. Inoltre ci sono gli allenamenti di qualità che ho fatto correndo su e giù per un cavalcavia, davvero poca cosa se confrontati ai 14 km di salita che mi attenderanno all’interno di una gara da 30 km, distanza percorsa solo 4 volte da quando corro. E’ con questi dubbi che esco alle 6.15 dall’appartamento preso in affitto nella bellissima frazione di Santa Maria, alle porte di Dobbiaco. Le navette fino a Cortina partono alle 6.40 dalla stazione ferroviaria di Dobbiaco che dista 3 km, a ridosso del centro nevralgico di tutte le attività correlate alla corsa, il vecchio Kulturzentrum Grand Hotel, dove il giorno prima ho ritirato il pacco gara e dove ho assistito ad una delle tante attività collaterali, la Kids Run, a cui ha partecipato mio figlio. Visto che di strada a piedi oggi ne farò parecchia prendo l’auto lasciando a moglie e figlio la gioia di farsi i 3 km a piedi per assistere all’arrivo verso mezzogiorno. Il meteo sembra aver dato una tregua dopo il nervosismo dei giorni scorsi, variazioni climatiche schizofreniche tipiche della montagna. Trovo parcheggio molto facilmente e alle 6.30 sono praticamente già davanti ai primi autobus. Ci sono pochissimi atleti ma proprio come una città che si sveglia lentamente il piazzale pian piano si riempie. Salgo sul primo pullman, non riesco a sedermi ma c’è abbastanza spazio anche stando in piedi. La navetta percorre al contrario gran parte del percorso di gara, mezz’ora in cui sentimenti diametralmente opposti si fanno largo. Quei 30 km sono lunghissimi, sembrano eterni però l’orgoglio di essere parte integrante di tutto questo, di essere uno dei 4500, la felicità di poter vivere da vicino lo spettacolo Dolomitico cancella ogni pensiero negativo. Si arriva a Cortina, allo “Stadio Olimpico del Ghiaccio”, per quel tocco di spirito a 5 cerchi che non può non conquistare. Siamo praticamente tra i primi ad arrivare sul posto. Ad accoglierci un tavolo con biscotti, acqua e tè caldo e tutte le tribune a disposizione per poter prepararsi al meglio. Col passare dei minuti anche il Palazzetto comincia a riempirsi. Lo speaker ripete almeno una trentina di volte di incanalarsi con attenzione nel box del colore del proprio pettorale (azzurro il mio, seconda partenza ore 9.35) pena la squalifica e fa specie vedere come poi alla fine qualcuno si sia comunque sbagliato ed in classifica si sia ritrovato tra gli ultimi vanificando la propria fatica. Alle 08.50 dopo aver espletato le formalità al Sebach, ritrovo nel piazzale antistante il Palazzetto. Non fa per niente freddo, indosso i manicotti ma li tolgo quasi subito. Dal palazzetto ci si incammina a piedi seguendo un’auto dell’organizzazione con lo speaker che spiega una volta di più le modalità di partenza. Nel frattempo foto, selfie e musica durante lo struscio di circa 1km e mezzo fino al luogo di partenza in corso Italia fanno tutto molto americano e devo dire non mi dispiace per niente anzi, mi fa entrare pian piano nel clima vero della gara. E poi lo sparo. All’inizio mantengo un’andatura molto prudente. I primi due km sulla ss51 li passo attorno ai 5.45/km ma la pendenza al momento è quasi impercettibile. Quello che invece mi spaventa letteralmente è la rampa in località Cademai che lancia sulla pista ciclabile che praticamente non abbandoneremo più fin quasi all’arrivo. Ed infatti il passaggio al km 3 mi fa tornare velocemente coi piedi per terra 6.03.
Da qui la salita è continua, siamo al 2/3 %, niente di che, ma è inesorabile. Non mi ero posto particolari obiettivi prima della partenza, stare sotto le 3 ore lo avrei ritenuto quanto meno accettabile non sapendo l’incidenza della salita sulle mie gambe nel prosieguo di gara. E 3 ore fanno una media di 6min/km. Se non avrò crisi ce la farò. In località Fiames il primo ristoro, km 5. Ci arrivo dopo circa 29 minuti. Bevo un po’ d’acqua e riprendo la “scalata”. Finora il dislivello è stato però praticamente nullo, si è passati dai 1211m di Cortina ai 1295m. Dal km 5 al km 10 invece, forse la parte più dura dell’intero percorso, ma anche tra le più suggestive. Il dislivello in questo caso è di quasi 200 m. Poco dopo Fiames si attraversa il ponte Felizon in località Podestagno su un dirupo a strapiombo molto scenografico. Anche mantenere il proprio ritmo è difficoltoso, la strada sterrata ma ben battuta è stretta e superare altri atleti più lenti è quasi un’impresa. Non raro assistere a scene di gente arrivare da dietro a tutta lanciarsi quasi nel bosco per superarti fuori pista. Curiose scene di atleti che camminavano già al km 4, gara lunga sarà la loro immagino. Poi una ragazza. Mi svernicia ad una velocità folle e poi me la ritrovo a camminare un km più avanti, la supero e di nuovo così credo almeno per 6/7 km. Immagino stesse applicando il metodo Galloway, lo conoscevo per la Maratona, curioso vederlo in una 30 km. Dopo il ponte Felizon il passaggio altrettanto suggestivo nella galleria di Pezovico, circa 200 metri quasi al buio dove inciampare nella gamba di chi ti precede o prendere un calcio nei polpacci da chi ti segue non è poi un evento così straordinario, e nella galleria di Podestagno, 76 metri, altrettanto particolare ma quanto meno più breve. Si giunge in località Ospitale,
1491 m di altitudine e decimo km, 58 minuti il tempo trascorso dalla partenza, secondo ristoro e primo vero coinvolgimento di pubblico. L’incitamento di tanti appassionati, i bambini che vogliono darti il “5”, sono benzina, non c’è che dire, e dopo aver bevuto ancora un po’, si continua a salire con rinnovato entusiasmo. La cima “Coppi”, se così la vogliamo chiamare, per mutuare un termine prettamente ciclistico è Cimabanche 1530 m, km 14. Se fino al km 13 avevo accettato di buon grado e pazientemente l’attesa della fine della salita, i 6 minuti impiegati per percorrere il km 14 sono stati vissuti molto nervosamente. Non so sinceramente se ne avrei sopportata altra. Una volta scollinato, si fa per dire, prendo uno dei due gel che precauzionalmente mi sono portato, approfittando del ristoro per un po’ d’acqua e di Sali minerali. Il km 15 a 5.03 e il km 16 a 5.17 mi ridanno l’entusiasmo che la salita aveva un po’ spento. Manca ancora molto, si attraversa località Carbonin da dove parte via Monte Piana che porta al lago di Misurina e alle favolose Tre Cime di Lavaredo che si scorgeranno per un breve momento dopo il Lago di Landro. Il meraviglioso Lago di Landro mi accompagna sul lato destro per un km abbondante, tra il 18 e il 19, mentre il secondo vero coinvolgimento popolare è lì a sospingermi, a sospingere tutti gli atleti verso l’ultimo terzo di gara. Il passaggio alla mezza è attorno alle 2h, più o meno lo stesso identico tempo fatto registrare nell’unica maratona fatta a Marzo.
Finora sta andando tutto alla grandissima, sto molto bene fisicamente, non accuso segni di stanchezza e la sensazione di poterla finire entro le 2h 50m mi dà una carica incredibile. Approfittando della lenta ma costante discesa continuo a recuperare parte di quanto perso in salita passando i km successivi più o meno attorno ai 5.15. Unica vera difficoltà prima del lago di Dobbiaco, alcuni sottopassi in ghiaia, veri spaccagambe dove ho sentito più di qualcuno inveire, per usare un termine “pulito”. Al km 25, poco dopo aver assunto il secondo gel mi fermo a bere qualche secondo in più del solito, all’ultimo ristoro. Innegabile, adesso, che faccia capolino un po’ di stanchezza. Ma mancano solo 5 km, sono passate 2h 20m. Mentalmente calcolo che mantenendo una media di 5.30 nella fase finale potrei finire sotto 2h 48m. Preso dall’entusiasmo passo il km 26 a 5m 09s e parecchi atleti che ora camminano.
È forse arrivato il muro per qualcuno di loro? Al km 27 fa capolino il lago di Dobbiaco, ennesima meraviglia di questa stupenda gara, io invece comincio ad avere un po’ di dolore al ginocchio sinistro, le forti sollecitazioni dei vari sottopassi hanno lasciato qualche strascico, ma oramai mancano solo 3 km e nulla può permettermi di rallentare. Km 28, le montagne attorno lasciano spazio ai primi caseggiati della cittadina di Dobbiaco, cambiano i colori. Adesso vorrei quasi rallentare per fare in modo che quello che sto sentendo in questo momento duri il più a lungo possibile ed invece mi trovo ad aumentare il ritmo, km 29, finita la pista ciclabile, aumento ancora, un lunghissimo sprint a 4.45, supero ancora qualche atleta, due curve che immettono nel bellissimo parco del Grand Hotel. Lì c’è l’arrivo, non lo vedo, lo sento, lo sento come sento le tantissime persone applaudire, incitare, poi scorgo lo striscione quando ho già imboccato il tratto in pavé coperto col tappeto blu. Con le braccia al cielo varco il traguardo
pervaso da brividi incredibili. Vinta un’altra sfida. Ritiro la medaglia ed il pacco viveri e mi dirigo al ritiro sacche. Riabbraccio la mia famiglia e con loro condivido la gioia di quest'altra avventura che mi ha regalato la corsa. Una organizzazione super, una gara fantastica che non dimenticherò mai e che vorrei già rifare domani. Un sogno di 30 km e di 2h 45m 16s da cui non voglio svegliarmi nemmeno adesso che ne sto scrivendo.